“Un’immagine vale più di mille parole” è il concetto a cui si sarà ispirato Adi Dassler affinchè le iconiche tre strisce rievocassero alla mente il suo marchio Adidas.
Sembrerebbe quasi inverosimile, infatti, dissociare Adidas dall’immagine delle sue tre strisce ed è proprio per difenderne il copyright che il colosso dello sportwear ha recentamente fatto causa allo stilista newyorchese Thome Browne.
Per spiegare cosa sia accaduto tra i due giganti della moda, dobbiamo riavvolgere il nastro fino al lontano 2009 quando Browne utilizzò tre strisce nella sua linea di abbigliamento sartoriale.
Brownie ha dichiarato di aver ricevuto, a quel tempo, una telefonata di lamentele dal CEO di Adidas sulla scelta delle tre strisce sui propri capi di abbilgiamento suggerendo, pertanto, di aggiungerne una quarta per evitare contenziosi. Brownie, quindi, intimorito dall’affrontare una causa contro il colosso dello sport, condivise la scelta di Adidas e aggiunse la quarta striscia al suo “Grosgrain Signature”
Pace fatta si è osato dire fino a quando Browne, nell’ottica di voler ampliare le proprie collezioni, propose una linea sportswear. Adidas interpretò tale scelta come un affronto al punto che considerò Browne un vero e proprio competitor. Riemerse, dunque, il dissapore che il marchio tedesco aveva avuto con lo stilista al punto che nel 2021 decise di tornare sui suoi passi per intentare un’azione legale contro di lui.
Vediamo schierati da una parte il colosso tedesco dello sport e dall’altra lo stilista che che ha fatto della sartorialità il proprio tratto distintivo.
“E’ perché da sempre amo lo sport”, ha testimoniato in Corte Browne, indicando la fonte della sua ispirazione nelle uniformi delle squadre Ivy League.
La questione volge a favore di Browne che, rievocando alla memoria l’accordo privato avvenuto anni addietro con Adidas, ha (tra l’altro) dimostrato l’estraneità e il mancato interesse dal commettere azioni pregiudizievoli degli altrui diritti di esclusiva.
La giuria del Tribunale di Manhattan, concordando con la difesa di Browne, ha ritenuto che tale accordo rappresenta il documento attraverso cui il marchio tedesco non può limitare o contrastare l’utilizzo delle quattro strisce concesso già precedentemente allo stilista.
Per la Corte, quindi, Brownie non ha violato alcun copyright e non è di conseguenza responsabile di nessun danno commerciale nei confronti di Adidas.
Si chiude così il processo da quasi 8 milioni di dollari che vede lo stilista americano trionfare contro il colosso dello sportswear anche se dopo il verdetto il brand tedesco ha preannunciato un appello.